Diamanti

Questa sezione del sito nasce dalla mia passione, e questa in foto sono io!

Mi chiamo Alessandra Conti, sono avvocato e gemmologa. Ho svolto la professione di avvocato per 17 anni, ma il richiamo verso le pietre preziose e i gioielli, per i quali sin dall’adolescenza ho provato una grande passione, mi ha portato ad approfondire la conoscenza delle gemme. Cosi mi sono diplomata all’I.G.I. (Internationale Gemological Institute) e da quel momento in poi ho dato libero sfogo a questo grande amore.

In questa sezione troverete cenni di gemmologia, i più vari, in tutti gli argomenti che possano avere rilievo per le pietre di qualità gemma e per la gioielleria. Essi non intendono essere né tecnici, né approfonditi o prettamente scientifici, ma semplicemente costituiscono degli spunti di interesse per chi è curioso di conoscere questo meraviglioso mondo.

I DIAMANTI

Cenni storici

La bellezza dei diamanti viene per la prima volta scoperta in India, intorno al VI secolo a.C.: è indiano, infatti, quello che è considerato il primo giacimento diamantifero al mondo, quello di Golconda, la mitica e ricchissima città indiana, oggi solo meta turistica.

Dobbiamo, poi, attendere il XVIII secolo per vedere commerciare i diamanti brasiliani che, tuttavia, sono ampiamente surclassati, in termini di quantità estratta, dai depositi diamantiferi del Sudafrica. E’ in questo Paese, infatti, che, dal 1867 in poi, nascono le prime miniere più ricche del mondo e, soprattutto, nel 1880, nasce la De Beers Consolidated Mines Ltd., per mano del suo fondatore, l’inglese Cecil Rhodes. Questi, a mezzo della sua società, controllava l’estrazione e il mercato dei prezzi dei diamanti. Nacque con lui, in sostanza, un vero monopolio che ancora oggi sopravvive, sebbene con qualche marginale limitazione, su scala mondiale.

Una curiosità: Rhodes sarebbe stato il fondatore della Rhodesia, oggi Zimbabwe.

Attualmente, la produzione mondiale dei diamanti grezzi ammonta a circa 150 milioni di carati i cui maggiori produttori sono l’Australia, il Botswana, la Russia, il Sud Africa, il Canada e la Repubblica Democratica del Congo. Di questa quantità, meno del 30% possiede la cd. “qualità gemma”, perché la restante parte, cioè oltre il 70%, non avendo le giuste caratteristiche qualitative, è destinata a usi industriali. Se, poi, si considera che, del grezzo qualità gemma, il 50% sarà perso in fase di lavorazione, è evidente quanto poco resti sul mercato: approssimativamente 22,5 milioni di carati. Ben poca cosa rispetto ai 150 milioni di carati iniziali estratti. E’ opportuno che si rifletta anche su questo aspetto quando si rileva il prezzo altissimo dei diamanti, entrando anche solo nella piccola gioielleria vicino casa!

La nascita e la struttura

Il diamante è costituito da Carbonio (C). 

In realtà, ciò non è proprio esatto: a volte sono presenti tracce di azoto o anche altri elementi come boro, alluminio, rame, titanio e calcio. E’ importante sottolineare la possibilità della presenza di questi elementi e ciò ai fini della determinazione del colore del diamante. In effetti, quando parliamo di diamanti, non dobbiamo immaginare solo i diamanti bianchi, ma anche quelli colorati (detti anche fantasia). In natura, infatti, i diamanti sono di tutti i colori: gialli, rosa, blu, rossi, verdi, grigi, neri. In essi il colore è determinato, quindi, dagli elementi chimici che abbiamo già detto, ma non solo: anche da attività radioattive che ne hanno alterato il reticolo cristallino. 

Strutturalmente, gli atomi di carbonio, nel diamante, sono tetraedrici e tetralegati (immagini 1 e 2): ognuno dei quattro vertici, elettroni, è legato ai vertici dei quattro atomi di carbonio vicini con legami covalenti cortissimi e fortissimi. Sono esattamente queste caratteristiche dei legami a determinare ciò che noi, amanti di questa pietra, apprezziamo nel diamante: la durezza. Infatti, ad esempio, la grafite che, come il diamante, è costituita da solo carbonio, ha legami deboli e distanti e, infatti, la sua durezza nella scala di Mohs è minima, pari a circa 1.

Invece, nella scala di Mohs, la durezza del diamante è massima, pari a 10. Ed ecco perché il diamante si chiama in questo modo: il suo nome deriva dal greco ἀδάμας (adàmas), che vuol dire invincibile, indistruttibile. In effetti, però, non è cosi, visto che il diamante grezzo viene tagliato e lavorato!

La cristallizzazione del diamante si è formata in un periodo che varia da 3 miliardi e 300 milioni di anni fa (diamanti sudafricani) a 1 miliardo di anni fa (in Botswana), con delle condizioni specifiche di temperatura (tra i 1.500° e i 1.800° C) e pressione (tra il 45 e i 60 kbar) straordinarie. Siamo nel mantello superiore della Terra, e le rocce magmatiche di Kimberlite in Africa e Lamproite in Australia, hanno provveduto a trasportare con sé i cristalli, lungo un viaggio ascensionale verso i camini che oggi chiamiamo, appunto, depositi diamantiferi primari. I depositi secondari sono, invece, quelli che nascono dalla corrosione dei primari: si tratta di materiali erosi che sono scivolati via verso laghi, corsi d’acqua o spiagge.

Tralasciando la molteplicità di forme di cristallizzazione dei diamanti, i cristalli in forma di ottaedri e di cubi sono quelli più frequenti. L’ottaedro prende la forma di una doppia piramide sovrapposta e rovesciata: due piramidi che condividono idealmente una stessa base quadrata (immagine 3). La forma cubica ha, invece, pareti granulose e opache. E’ poi ben possibile che vi siano cristalli che crescono l’uno sull’altro o dentro l’altro: sono questi i cd. cristalli geminati (detti anche maclè: immagine 4). Lo studio della forma è importante ai fini del taglio: essa determinerà il tagliatore a scegliere una forma di taglio piuttosto che un’altra, ai fini dell’ottimizzazione del risultato, ottenendo cioè la minore quantità di scarto possibile, la maggiore quantità in termini peso della pietra e la migliore qualità della pietra. Ciò vuol dire che, effettuando il taglio del grezzo, si cercherà di far capitare tra gli scarti del taglio gli eventuali difetti e imperfezioni della pietra grezza (tecnicamente, inclusioni).

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